Lo zarismo è un fenomeno tipico del mondo russo, sia perché questo termine è stato coniato lì, sia perché la sola nazione che l’abbia espresso è appunto la Russia; e questo non solo nel periodo monarchico. Abbiamo visto che il termine emerge al tramonto dell’Impero di Bisanzio, quando, per un matrimonio calcolato, con l’intervento del Papa di allora, Paolo II, il granduca di Mosca, come allora si chiamava il principe della città, mai riconosciuto re, viene definito così, e lui stesso si considera l’erede di un Impero ormai decaduto e sepolto. Non viene ancora celebrato un rito solenne di unzione e di incoronazione ma già il riconoscimento esiste, anche se viene ignorato nel resto d’Europa. Non siamo ancora formalmente all’affermazione di un Impero, anche se, sostenendo di voler continuare il titolo usato a Bisanzio, almeno in Russia un tale potere viene stabilito. Se in precedenza chi aveva un’autorità sulle città e il territorio circostante, lo aveva a partire dall’esercizio delle armi e all’affermazione di sé in campo militare, ora, anche perché era scomparso l’imperatore bizantino da cui si ricavava ogni titolo regale o dignità principesca, questo potere appariva assunto per virtù propria, senza che qualcuno se ne facesse carico di trasferirlo. Così lo zarismo si afferma come un potere autocratico, cioè un’autorità che il titolare affermava di avere da sé, dalle sue stesse virtù, senza riceverlo da qualcuno e, soprattutto, senza doverlo condividere con qualcuno. Di fatto, a Mosca, attorno alla figura dello zar, si forma una aristocrazia terriera, che cerca in ogni modo di condizionare e di limitare il potere assoluto degli zar. È inevitabile che si scateni una lunga e sanguinosa lotta, soprattutto quando lo zar è debole, perché ancora giovane, perché incapace, perché senza risorse adeguate in termini finanziari, militari, strategici. Ovviamente è necessario mettere in campo un esercito ben strutturato e soprattutto fedele, e con questo strumento l’autocrazia è perfetta. Per assicurarsi poi il favore popolare è necessario avere una gerarchia ecclesiastica asservita: essa, anche con la cerimonia religiosa dell’incoronazione garantisce la benedizione divina e dunque una derivazione del potere da Dio stesso. Questo impianto appare ben strutturato con Ivan IV, e, a partire da lui, viene ereditato da chi se ne avvale per dare un ruolo imperiale alla Russia stessa. Questo succede anche oltre la fase monarchica: la stessa rivoluzione bolscevica, attuata da Lenin, togliendo di mezzo l’alone sacrale, si avvale comunque dell’appoggio essenziale dell’esercito, perché il potere è acquisito e gestito con esso.
Non di meno succede anche oltre questo fase: pur in un regime che noi consideriamo “repubblicano”, si fa strada un potere che di fatto risulta autocratico, pur se raggiunto con l’esercizio elettorale. Anche chi comanda oggi, per quanto dica di avere il favore popolare grazie alle elezioni, è riconosciuto con un potere che viene esercitato in modo autocratico, come un novello zar. E così viene definito, anche a non portarne ufficialmente il titolo. Leggi tutto “LO ZARISMO”