CIPRIANO: UOMO DI PREGHIERA – IL PADRE NOSTRO

Ciò che prevale nella figura e nell’opera di Cipriano è la sua attività pastorale come vescovo, in un frangente altamente drammatico. È un momento particolarmente difficile per la persecuzione, che mira a colpire la gerarchia per avere i beni della Chiesa; e lo è ancora di più per la divisione nella Chiesa, a causa delle incomprensioni che si sono create circa l’atteggiamento da tenere nei confronti dei fedeli “scivolati” nell’apostasia durante le violenze usate per tentare di distoglierli dalla retta fede. Il vescovo si era dovuto rifugiare nel deserto per sottrarsi alla cattura, dando così una immagine di debolezza, che non gli apparteneva. Ma da qui, soprattutto con le sue numerose lettere, egli cercava di confortare e di stimolare in positivo, soprattutto per reagire alla tentazione di lasciarsi andare alla divisione e alla maldicenza. Il suo biografo, il diacono Ponzio, mette in risalto l’azione del vescovo dentro le situazioni dolorose e pericolose, in mezzo alle quali si deve riconoscere la sua fede indomita e soprattutto quel senso di pietà, che lo fa essere fedele a Dio e nel contempo misericordioso e benevolo nei confronti degli uomini, soprattutto se in condizioni di debolezza. Nelle linee biografiche in genere non si dà conto del lavoro di incoraggiamento e di assistenza in occasione di una pestilenza, in cui Ponzio lamenta la mancanza della pietà cristiana … Leggi tutto “CIPRIANO: UOMO DI PREGHIERA – IL PADRE NOSTRO”

CIPRIANO, IL GRANDE ORGANIZZATORE.

                                                  INTRODUZIONE

Ancora in Africa, ancora all’inizio del III secolo, ancora nel mondo cristiano

emerge una bella e forte personalità, che la fa essere figura di rilievo non solo per il territorio in cui vive ed opera. È più giovane del suo conterraneo Tertulliano, ma si presenta più equilibrato, e decisamente più stimato e seguito, rispetto all’apologista che fa parlare di sé per le prese di posizione che lo mandano sempre più alla deriva. Con Cipriano invece abbiamo un uomo a tutto tondo che, rivendicato orgogliosamente come una figura di spicco per i cristiani, non era da meno anche nell’ambito civile in cui si era segnalato per la sua cultura, ma soprattutto stimato come un uomo che avrebbe potuto occupare degnamente certe cariche, rifiutate quando venne chiamato nell’ambito della Chiesa a svolgere una funzione di rilievo. Se in poco tempo abbiamo le personalità più forti della cultura locale, già riconosciute e segnalate in Roma, vuol dire che l’Africa mediterranea acquisiva un rilievo notevole e diventava una fucina di intelletti, i quali contribuiscono alla sua crescita e al suo prestigio in tutto il Mediterraneo. La cultura latina prosegue grazie a questi personaggi; come pure lo stesso sistema politico si regge con il contributo di uomini nati in queste terre. Non si tratta affatto di figure provenienti dal mondo bar-barico, già in grande fermento e movimento alle porte dell’Impero, con la pressione di chi vuole entrare e occupare. L’Africa è parte integrante dell’Impero stesso, e la sua popolazione ne acquisisce la cittadinanza, mostrando così i benefici effetti di una cultura romana e latina che aveva preso piede anche fuori dell’Italia. Si deve aggiungere che il nascente Cristianesimo, proveniente dalla Giudea e attecchito un po’ ovunque, aveva trovato i suoi migliori sviluppi proprio in terra d’Africa. E se, per tradizione e convinzione, Roma era comunque la sede primaziale, per la successione petrina, per il sorgere e l’affermarsi di figure importanti, anche l’Africa dava il suo contributo, mostrando che il fenomeno religioso non riguardava più le fasce deboli ed emarginate della popolazione, ma sempre più figure di grande risalto che permettono al Cristianesimo di diventare una fucina di menti eccelse. Anche qui la Chiesa si sviluppa e si organizza e diventa un apparato di potere, sia perché affiorano figure di grande risalto culturale, sia perché emergono uomini di prestigio anche nel campo politico, grazie al fatto che a motivo dei possedimenti accumulati essi si impongono nel territorio. Leggi tutto “CIPRIANO, IL GRANDE ORGANIZZATORE.”

TERTULLIANO: IL GRANDE MORALISTA – OPERE SULLA CONDIZIONE FEMMINILE

INTRODUZIONE

I primi scrittori cristiani avevano come scopo principale della loro produzione la difesa del Cristianesimo stesso dagli attacchi di autori pagani, ma anche dai pregiudizi radicati nella gente, che si mostrava ostile, anche per una certa tendenza dei cristiani stessi a rimanere separati. Perciò le prime produzioni hanno un forte sapore apologetico, come è evidente anche nell’impegno di Tertulliano che, divenuto cristiano, mette a servizio della Chiesa la sua bravura stilistica e la sua abilità argomentativa nel cercare una difesa dignitosa del modo che hanno i cristiani di concepire e di vivere l’esistenza. Ma nella comunità cristiana si fa strada anche un problema di natura morale. L’etica era tendenzialmente vissuta in chiave apologetica, nel senso che i cristiani volevano affermare di essere più che mai alle prese con un vivere, e quindi con un comportamento, che avrebbe dovuto segnalare la loro diversità rispetto agli altri, anche in un contesto dove l’agire morale non era curato e propugnato, se non all’epoca di Augusto e anche in quel periodo con notevoli difficoltà. Se già a livello di uomini di governo la moralità lasciava a desiderare, ancora di più, non solo a Roma e nelle città, l’impegno per un programma di moralizzazione non veniva affatto seguito e sancito con disposizioni di leggi da far rispettare. I problemi di natura morale erano molteplici: la questione della ricchezza spropositata e dell’esibizione del lusso, a cui seguiva la corruzione, metteva in risalto disparità sociali; il ricorso alla violenza, propria di chi, volendo imporsi, si poteva far giustizia da sé, in un contesto di sostanziale impunità, generava meccanismi perversi; le esibizioni nei giochi del circo, facendo ricorso a duelli molto cruenti e selvaggi, eccitavano le peggiori pulsioni. Ovviamente la questione morale più delicata era considerata quella della sessualità e in essa quella della condizione femminile, in presenza di lupanari fiorenti un po’ ovunque e di giochi erotici esibiti, come pure di legami matrimoniali particolarmente leggeri e volubili. In questo ambito sarebbe stata opportuna una legge sul “decoro”, come ai primi tempi dell’Impero, anche se, pure in quel periodo, le cose non avevano preso la piega giusta nonostante la propaganda messa in campo e le condanne degli illeciti che coinvolgevano anche persone di alto rango. La situazione precipita ben presto in presenza di autorità molto deboli o esse stesse corrotte e dedite ad abusi e perversioni. Davanti ad un quadro degradato i cristiani si presentavano con la loro visione che privilegiava la castità, con il rischio di non intendere in maniera positiva le nozze. Leggi tutto “TERTULLIANO: IL GRANDE MORALISTA – OPERE SULLA CONDIZIONE FEMMINILE”

Storia del Cristianesimo: TERTULLIANO

UTE DI ERBA

STORIA DEL CRISTIANESIMO

TERTULLIANO

APOLOGETICO

DE PRAESCRIPTIONE

HAERETICORUM

INTRODUZIONE:

FORTE PERSONALITA’

Quest’uomo sembra un masso erratico, perché la sua figura è indubbiamente molto forte, quasi granitica nel suo pensiero, e nello stesso tempo, anche per il suo carattere intemperante, si è trovato spesso isolato, un po’ contro tutti. Lo dobbiamo considerare tra i primi scrittori cristiani, ed è già notevole per la sua maestria nello scrivere e per la sua abilità nell’argomentare, riconosciuto come una penna ineguagliabile, da ammirare, senza per questo lasciarsi irretire nei suoi guizzi che lo fecero tenere lontano anche da chi in precedenza lo esaltava e avrebbe voluto seguirne il percorso di fede. È indubbiamente uno scrittore di vaglia, e proprio per questo non lo si può ignorare; ma si fatica a collocarlo dentro particolari schemi, rivelandosi un polemista non catalogabile, che può anche piacere, ma fa tenere comunque a debita distanza. Per tante sue opere, ancora oggi consultate, la Chiesa lo considera un valido esponente della sua dot-trina, anche se non tutte le opere si possono considerare entro i limiti dell’ortodossia. Noi lo dovremmo collocare tra i Padri della Chiesa, quelli che nei primi secoli, anche quando la persecuzione divampa, scrivono per chiarire le posizioni, per confutare gli attacchi, sia dei pagani, sia degli ebrei, che vi leggevano idee settarie, segnate dal fanatismo. Anche lui, come già alcuni scrittori del II secolo, ha cercato di mettere a profitto le sue abilità oratorie, per elaborare una dottrina che si potesse rivelare sicura, dando spazio alle sue conoscenze in diversi ambiti del suo sapere davvero enciclopedico. Nonostante la buona fama iniziale non ebbe guai, che potessero far presagire un attacco della persecuzione da parte del potere politico. La Chiesa riconobbe il suo ruolo di difensore della nuova fede religiosa, anche e prevalentemente nei confronti del mondo filosofico e religioso coevo, ma non gli diede alcun titolo onorifico e soprattutto non lo proclamò santo, come avvenne per altri, per le scelte che fece, abbandonando la retta fede. Questo non impedisce di valutare correttamente quanto egli scrisse in difesa della fede cattolica, che ancora oggi rimane per la Chiesa un riferimento non trascurabile. Risulta un personaggio di rilievo, con abilità in diversi campi e comunque battagliero nel proporre le proprie convinzioni, anche quando esse lo rivelano con una vena polemica che fatica a conservare un certo equilibrio. Questo non impedisce di riconoscergli una notevole bravura e di poter diventare una autorità di tutto rispetto, quando le sue posizioni risultano condivisibili. Leggi tutto “Storia del Cristianesimo: TERTULLIANO”

Storia dell’Africa: IMPERI E REGNI PRIMA DELLA COLONIZZAZIONE EUROPEA.

L’immagine che si ha dell’Africa, soprattutto nel suo percorso storico, è piuttosto sfuocata, sia perché non se ne parla, sia perché non se ne sa nulla o ben poco, sia perché non gode di alcun interesse, come se la sua presenza rispetto al resto del mondo non avesse rilievo alcuno. Se ne curano gli storici sulla base dei dati che posseggono, che non corrispondono a quelli in uso in Europa, in prevalenza fonti scritte, anche se va riconosciuto che non solo questi contribuiscono a produrre la storia. Va riconosciuto che nel continente, già noto nella sua estensione, ma non raggiunto al suo interno da alcun avventuriero di origine europea, si sviluppano sistemi di governo e raggruppamenti di popoli in grado di garantire non solo la sopravvivenza, ma anche un certo sviluppo, che è possibile, grazie al commercio, e, prima ancora, ad una produzione in eccedenza. Sono ben noti i diversi imperi e i regni, così definiti a partire da un potere centrale, più o meno forte, e soprattutto in grado di far sentire la sua autorità anche nelle zone periferiche del proprio dominio; bisogna tener conto che tali sistemi raggruppano etnie diverse, le quali riconoscono il potere centrale nella misura in cui esso è in grado di sviluppare una economia capace di spingersi oltre i confini e quindi di creare mercati. Questo comporta una conoscenza del territorio, dentro il quale il clima e il terreno, l’idrografia e l’orografia garantiscono coltivazioni che possono dare una produzione in esubero e consentire così il mercato. Ciò significa che anche in queste aree geografiche, mai raggiunte dagli Europei, soprattutto se considerate proibitive in ragione delle diverse febbri malariche, era comunque possibile uno sviluppo, seppur limitato, perché anche per le popolazioni locali spesso il clima non consentiva quel genere di sviluppo che si può constatare in altre aree geografiche del mondo. Qualcosa è possibile ricostruire della storia di simili strutture economiche e governative, che rivelano come sia stato possibile costruire anche su questo territorio delle forme istituzionali che hanno svolto un ruolo non indifferente per il vivere della popolazione locale. Ciò che noi abbiamo oggi nel panorama politico del continente dipende molto dall’epoca coloniale e da ciò che le potenze europee hanno lasciato, misconoscendo il patrimonio storico, che pure l’Africa aveva sviluppato, quando l’Europa non si interessava a questo territorio, pur ricco, ma non facilmente raggiungibile in ragione delle condizioni climatiche. Leggi tutto “Storia dell’Africa: IMPERI E REGNI PRIMA DELLA COLONIZZAZIONE EUROPEA.”

Storia dell’Africa: la fase dei grandi imperi

MALI, GUINEA, NUBIA …

INTRODUZIONE

SISTEMI TRIBALI

E SISTEMI IMPERIALI

Abituati come siamo ad una cartina geografico-politica dell’Africa frazionata in diversi Stati. i cui confini sono stati stesi “a tavolino” dalla spartizione che ne hanno fatto i paesi coloniali europei, non riusciamo a immaginare altre possibilità, rispetto a quella forma di equilibrio che non prevede altre soluzioni per le attuali strutture. Eppure, prima dell’arrivo degli Europei, l’Africa presentava ben altro quadro, con la presenza di imperi, i quali avevano nomi, che oggi ritroviamo in alcuni Stati; questi, anche ad avere oggi istituzioni diverse, si richiamano alle realtà del passato. La storia di questo continente, per quanto privo della documentazione classica, fatta di fonti scritte, ha sviluppato un patrimonio orale, perché, a viva voce, nei secoli si sono tramandati racconti che ci possono apparire non molto diversi da certi racconti di natura mitologica, che pur fanno la loro comparsa nella nostra tradizione. Quando lo storico Tito Livio affronta nella sua opera “Ab urbe condita” quella parte di storia romana, che vede protagonisti i re, stilati dalla tradizione in numero di sette e ciascuno regnante per la media numerica fissa di 35 anni, costui ovviamente si rifà alla tradizione orale, fornendo racconti dal forte sapore mitico e scrivendo ripetutamente che di costoro è possibile raccontare con le formule solite del “si dice, si racconta, si tramanda, ecc.”. Con queste espressioni che introducono i racconti, per nulla documentati e desunti da ciò che gli anziani raccontavano a viva voce, lo storico patavino lascia intendere che lì la storia viene fatta con la tradizione orale. Lo stesso fenomeno è riscontrabile nei racconti delle terre africane: qui prevalgono i miti con personaggi le cui vicende vengono “affabulate”, e quindi, di volta in volta, caricate di elementi che ingigantiscono e creano attorno un atmosfera da racconto leggendario. Ciò che colpisce poi in questi racconti è il fatto che essi, anche a parlare di luoghi ben precisi, non ci offrono solo storie locali, o comunque limitate ad una etnia, ma coinvolgono etnie ed aree geografiche a più ampio raggio, facendo pensare a un mondo effettivamente molto più allargato. Ecco perché si tende a parlare di “imperi”, entro i quali possiamo trovare popolazioni di tribù diverse, le quali si trovano associate in una sorta di confederazione o per una conquista di tipo economico e soprattutto militare. Leggi tutto “Storia dell’Africa: la fase dei grandi imperi”

San Giustino: le due apologie e il dialogo con Trifone.

PREMESSA:

IL CRISTIANESIMO E IL PREGIUDIZIO

La religione cristiana si è presentata come una derivazione dal mondo ebraico: fin dalle sue origini, i promotori della sua diffusione, i discepoli mandati “fino agli estremi confini della terra” da Cristo dipendono strettamente dalla sinagoga, che frequentano tutti i sabati per le letture, mentre, passato il sabato, la sera stessa di quel giorno, si trovano nelle case per “la cena”, che diventerà progressivamente la loro riunione caratteristica. Fino al 70, anno della distruzione di Gerusalemme, i cristiani, pur nella diffidenza e nell’ostilità dei farisei e dei sacerdoti del tempio, cercano sempre il contatto con la sinagoga, come vediamo fare da Paolo nei suoi viaggi. E nei primi discorsi che troviamo riassunti da Luca negli Atti degli Apostoli, appare con chiarezza che il Dio di Cristo è sempre quello dei Padri d’Israele, e che dunque deve essere rivendicato questo legame con la storia ebraica. Anche tra la gente comune si riflette questa impostazione: quando a Roma, nel 49, avvengono tumulti a causa delle contestazioni ebraiche nei confronti dei cristiani, dovute a motivo di un certo Cristo, che, per quanto scrive Svetonio (“impulsore Chresto”), sembrava essere il fomentatore delle risse, Claudio volendo la pace e la tranquillità, decide di mandar via tutti, Ebrei e Cristiani. E così accontenta la popolazione che voleva la quiete pubblica. Ma di fatto il decreto di espulsione non va a buon fine, se molti rimangono ed altri confluiscono a Roma, dove, secondo Tacito, arriva di tutto, comprese le superstizioni più vergognose. Lo storico dice questo, mentre sta raccontando che Nerone si defila dalla responsabilità dell’incendio, che lui ha appiccato ad alcuni quartieri della città, accusando i cristiani di questo. Nell’esposizione si deve notare che lo storico ha raccolto alcune informazioni sul Cristo, pur riconoscendo questa fede come una pericolosa superstizione. Leggi tutto “San Giustino: le due apologie e il dialogo con Trifone.”

LA DIDACHE’: IL PASTORE DI ERMA

PREMESSA:

SCRITTI DIDASCALICI

Fin dalle origini del Cristianesimo si è avvertita la necessità di comporre scritti da accompagnare alla fase orale delle predicazione itinerante, che vedeva gli Apostoli e i loro collaboratori impegnati nel bacino del Mediterraneo e anche altrove in Oriente per comunicare il Vangelo non ancora fissato in libri. Nel periodo in cui sono ancora vivi gli Apostoli, si fa, certo, memoria di ciò che Gesù ha detto e ha fatto, ma la composizione scrit-ta delle sue vicende e della sua predicazione si ha dopo la distruzione di Gerusalemme e la diaspora ebraica che ne segue. Ne deriva anche una più marcata separazione fra mondo ebraico e mondo cristiano, che comporta la definizione di una morale e di una liturgia nuova che devono caratterizzare i cristiani. Negli stessi vangeli si avverte l’esistenza di una polemica sempre viva ed accesa fra Gesù e i farisei: essa probabilmente apparteneva di fatto al periodo successivo, quando i cristiani devono più che mai distinguersi rispetto agli Ebrei, i quali del resto nel mondo romano costituiscono un problema politico non irrilevante per la loro resistenza ad accettare il dominio di Roma. Probabilmente in presenza di tensioni esistenti con gli Ebrei che resistono e spesso anche fanno ricorso ad attentati, chi derivava da loro, come i cristiani, fino ad allora legati alla celebrazione tenuta in sinagoga, sentiva l’esigenza di marcare la diversità, sia sotto il profilo dottrinario, sia sotto quello liturgico. Forse, questa necessità portava a segnalare presso i cristiani i tratti distintivi della propria dottrina e delle proprie adunanze celebrative: è una esigenza diffusa che dà origine a testi redatti con questi intenti e offerti alle diverse comunità sparse per tutto l’impero. I testi scritti devono servire alla comunità di riferimento perché possa regolarsi anche in presenza di interventi dell’autorità locale chiamata a vigilare circa le attività che si immaginavano sovversive da parte degli Ebrei e di coloro che apparivano ad essi affiliati. Ci si spiega così la presenza di alcuni libri che vogliono offrire un po’ di chiarezza sia nell’ambito della morale e soprattutto testi eucologici, cioè preghiere e formulari per le assemblee celebrative, al fine di garantire documenti sicuri che permettano di giustificare i riti e i comportamenti dei cristiani, non solo per l’organizzazione interna, ma anche per favorire attorno una migliore conoscenza del nuovo fenomeno religioso che già appariva diffuso. Leggi tutto “LA DIDACHE’: IL PASTORE DI ERMA”

S. Ignazio di Antiochia e le sette lettere

PREMESSA:

SCRITTI APOSTOLICI E POST-APOSTOLICI

C’è una copiosa letteratura cristiana antica, ai più poco nota, che rivela una produzione di notevole valore e meritevole di essere conosciuta anche oltre gli addetti ai lavori, anche oltre i credenti, che comunque ben raramente vi si accostano. La produzione scritta si sviluppa già ai primi tempi: si conoscono diverse lettere spedite dagli apostoli alle loro comunità, di cui si conservano quelle che oggi appartengono al “canone” e sono quindi ritenute “ispirate”. Nelle stesso periodo i detti di Gesù venivano diffusi per via orale, attraverso la predicazione dei discepoli, che raccontavano le proprie esperienze e mettevano in luce gli episodi necessari per illustrare meglio la dottrina, cioè gli elementi qualificanti del vivere e dell’operare di chi voleva essere cristiano e voleva testimoniare la propria fede. Poi, forse anche per la congerie di documenti e soprattutto di versioni che potevano anche allargarsi a comprendere pure ciò che non si poteva ritenere uscito dalla bocca del Maestro, si arrivò alla decisione di scrivere quei libri che sono noti come “Vangeli”, in quanto contengono la “bella notizia” che ha come protagonista Gesù di Nazareth. Tra questi libri, scritti probabilmente dopo la catastrofe di Gerusalemme distrutta dai Romani nel 70, e proprio perché di qui si ebbe il distacco dei cristiani dal mondo ebraico, così duramente provato con la rivolta finita male, emergono i quattro considerati “canonici”, perché tutte le Chiese li ritengono tali, mentre altri, poi definiti “apocrifi”, non sono ritenuti ispirati e quindi essenziali per la fede da parte di tutte le Chiese sparse nel mondo occidentale e orientale dell’Impero. La medesima considerazione accompagna i testi attributi a Paolo, e cioè le sue lettere scritte a diverse comunità, che sempre più, già in questo periodo si utilizzano negli incontri di preghiera. Questa fase di valorizzazione di testi scritti, accanto alle comuni-cazioni orali che continuano, non si esaurisce con l’età “apostolica”, cioè quando sono ancora vivi e operanti coloro che sono stati protagonisti con Gesù del vangelo, essendo stati designati da lui. Quando, verso la fine del secolo I, si esaurisce questa età, perché scompaiono gli apostoli e si passa all’età successiva, il posto di guida viene affidato ai collaboratori, che li hanno seguiti e sono diventati i loro successori, con la designazione di “ispettori” (in greco = episcopoi). Anche costoro ricorrono a lettere e ad altro genere di scritti per comunicare la fede e soprattutto dare istruzioni e incoraggiamenti alle comunità non facilmente raggiungibili. Leggi tutto “S. Ignazio di Antiochia e le sette lettere”

LA CINA AL TEMPO DI MATTEO RICCI: Problemi di natura morale e religiosa.

INTRODUZIONE – Occorre ribadire che lo scopo fondamentale del viaggio di Matteo Ricci in Cina e più ancora della sua relazione scritta che ci fa conoscere la Cina con i suoi occhi, secondo il metodo dell’autopsia, è quello di seminare la parola evangelica, anche se nel modo stesso che Ricci ha di operare e poi di redigere la sua relazione, egli lascia questo obiettivo sullo sfondo. Preferisce cercare un approccio rispettoso con il mondo cinese, che egli deve riconosce costruito su una profonda e seria ricerca della saggezza, che fa ritenere i costumi cinesi degni di rispetto. Non si verifica uno scontro, ma si assiste ad un vero e serio confronto, che poi a Roma darà adito a qualche sospetto, come se Ricci volesse perseguire un certo sincretismo. La Controriforma, che si respirava in Europa, vedeva una rigida contrapposizione contro ogni altro credo religioso che non fosse il Cattolicesimo: esso si riteneva accerchiato, e reagiva in modo dogmatico e senza un vero spirito dialogico. Anzi, non lasciava molto campo di libertà per questo modo che aveva Ricci, e con lui, l’avanguardia missionaria gesuita, nel suo contatto con un mondo ritenuto lontano dal Cristianesimo e come tale considerato terra di “conquista”. Ricci, da missionario, non si poteva sottrarre al suo mandato; ma nel contempo non poteva neppure presentarsi con tutto il suo apparato dogmatico da imporre in un mondo già sospettoso e poco incline a “lasciarsi inglobare”, mentre era piuttosto teso ad “inglobare” il resto del mondo. Se in altre aree del mondo, dove sembrava fin troppo evidente la condizione di uno “status” ancora primitivo con usi e costumanze ritenute inadeguate, secondo una certa visione umanistica, acquisita e data per scontata in Europa, qui invece si respirava un mondo di natura filosofica e morale, con cui si poteva dialogare, come del resto era stato fatto già agli albori del Cristianesimo tra il vecchio mondo pagano e il nuovo mondo cristiano. Così la componente religiosa, che si sarebbe dovuta ritenere prioritaria, affiorava non soltanto perché Ricci era un prete con questo specifico incarico, ma perché la scoperta in Cina di una religiosità radicata doveva più che altrove richiedere particolare attenzione. Proprio questo spirito religioso va riconosciuto come essenziale nella storia cinese; si potrebbe dire che anche negli anni del furore persecutorio contro ogni forma religiosa e nel vano tentativo di mortificare ogni credo religioso, comunque questo spirito è radicato e come tale è da associare alla conoscenza storica della Cina.

LA RELIGIOSITA’ CINESE

E CONFUCIO Leggi tutto “LA CINA AL TEMPO DI MATTEO RICCI: Problemi di natura morale e religiosa.”