Pasqua 2017

 Riflessione introduttiva.

Proviamo ad immaginare la Pasqua vista e vissuta dalle donne. Non le dobbiamo immaginare come le figure di primo piano nel racconto evangelico; e tuttavia esse occupano uno spazio rilevante, se non altro per l’assenza dei discepoli, che al momento dell’arresto del loro Maestro se ne sono andati, lasciandolo solo. Le donne, invece, compaiono, non solo perché la pietà popolare le immagina a partire dal vangelo di Luca, che piangono in occasione della salita al monte dove sarà giustiziato Gesù, ma perché poi, ben oltre questo gruppo, esse vengono segnalate dagli evangelisti come le sole che rimangono accanto al cadavere in croce, e più ancora piangenti mentre lo accompagnano alla sepoltura, in attesa di poter fare di meglio, passato il sabato solenne della Pasqua ebraica.

Dal loro sguardo, da ciò che esse dicono, senza dir parola, dalla posizione che assumono, noi possiamo riconoscere il mistero pasquale vissuto dal Maestro e comunicato alla loro sensibilità: esse vivono tutti quei sentimenti che il vangelo non fa trasparire e che invece noi vorremmo considerare come elementi non trascurabili del mistero stesso.

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CROCE E CROCIFISSO

ARBOR DECORA ET FULGIDA
ORNATA REGIS PURPURA,
ELECTA DIGNO STIPITE
TAM SANCTA MEMBRA TANGERE

Albero decoroso e splendido,
adornato dal sangue del Re,
il solo legno scelto per essere degno
di toccare membra così sante.
È solo un pezzo di legno; ma la sua forma naturale ha fatto subito immaginare che anche lì si potesse ravvisare una fisionomia familiare.
È solo un pezzo di legno, e tuttavia questo pezzo di legno può far trasparire un evento che noi continuiamo a considerare, senza
mai riuscire a spiegare sia in parole sia in immagini. Da un pezzo di legno, anche con pochi ritocchi, si può trarre un’immagine che poi la fantasia di ciascuno può ulteriormente elaborare per “vedervi” un messaggio antico e nuovo insieme.
Da un pezzo di legno si possono trarre tante cose utili e anche storie ricche di insegnamento oltre che di fascino. In questo pezzo di legno vi possiamo
trovare un’immagine che racchiude in sé il momento culminante della storia umana, laddove lo strumento di passione si trasforma in sorgente di vita…….

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CROCE E CROCIFISSO – versione verticale(1)

Mare Nostrum: Tibhirine.

Nel tema “Mare Nostrum” rientra l’analisi dell’ apporto di personaggi e popolazioni, vissute sulle sponde del Mediterraneo, che abbiano contribuito a rendere questa parte di mondo così come è.

Tra questi ci sono i monaci di Tibhirine, trucidati 20 anni fa dal fanatismo islamico. Per accedere al testo integrale della lezione cliccare  sul link sottostante.

UTE di ERBA – Tibhirine

Don Andrea Santoro a dieci anni dall’uccisione

 

Storicamente il mondo islamico più ostile al mondo occidentale è stato il mondo turco, perché di lì veniva quel genere di contrapposizione armata che ha portato spesso allo scontro e comunque a fronteggiarsi tra le due parti del Mediterraneo, non più considerato “Mare nostrum”.

Se nel Medioevo erano stati frequenti i contatti culturali e commerciali tra mondo arabo e mondo europeo, non più così quando si affacciano i Turchi, che di fatto assumono il califfato e quindi anche la guida politica del mondo arabo in nome della comune religione. Di fatto anche gli arabi erano asserviti al potere della “Sublime Porta” di Istanbul.
Dopo i vani tentativi di penetrare in Europa giungendo fino a Belgrado e alle porte di Vienna, i Turchi si attestano nella penisola balcanica, dove si creano territori a maggioranza musulmani. Tuttavia anche qui il Cristianesimo, per quanto minoritario o comunque tollerato, non riesce ad essere sradicato

Chi volesse proseguire la lettura deve solo fare un  clic sul link sottostante.

 

UTE – don Andrea Santoro

Mare Nostrum: Annalena Tonelli.

Da sola ANNALENA TONELLI si è dedicata ai suoi Somali, come già aveva fatto in Kenya, venendone cacciata via. Diciamo che è sola perché non fa parte di alcuna organizzazione, neppure di carattere religioso. Per quanto cattolica e decisa a muoversi forte della sua fede, non ha comunque cercato appoggi sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo organizzativo, contando sugli aiuti che gli venivano dagli amici in Italia…

UTE di ERBA – Annalena Tonelli

Populorum Progressio.

Nel cinquantesimo anniversario della  pubblicazione dell’enciclica:

L’enciclica in esame fu pubblicato il 26 marzo 1967, 50 anni fa.
Montini è divenuto Papa il 21 giugno 1963 e ha guidato nei suoi primi anni la Chiesa per portare a compimento il Concilio Vaticano II, che pure fece una Costituzione Pastorale sui problemi che la Chiesa deve affrontare nel suo dialogo con la società contemporanea.
Quella Costituzione rimane la carta fondamentale a cui deve ispirarsi la Chiesa nel suo operare dentro il mondo. Ma poi è necessario che vi siano interventi del Magistero, quali le encicliche papali e i Sinodi dei Vescovi perché le questioni più dibattute e le tematiche emergenti abbiano una salutare riflessione e indicazioni sulle quali poi chi opera nel sociale
possa arrivare alle applicazioni concrete, operative.
Quando il Papa si mette a scrivere questa enciclica, siamo nel cuore degli anni ’60, in un momento in cui non è ancora scoppiata la contestazione del 1968 e tuttavia si hanno già le prime avvisaglie di un cambiamento radicale…….
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Il Libro di rut …nella giornata del dialogo tra Ebrei e Cristiani

Dal commento  al libro di Rut….

Nella Giornata dell’approfondimento del mondo ebraico si propone quest’anno la conoscenza del libro di Ruth, perché offre indubbiamente aspetti della vita quotidiana degli Ebrei con un dettaglio, per nulla insignificante oggi, che riguarda l’accoglienza dello straniero, il quale entra a far parte integrante della storia e della cultura, come elemento costitutivo.
Ci si propone di comprendere meglio questo libro e ciò che in esso è contenuto, cercando di capire come possa essere considerato nel mondo ebraico e come di riflesso viene letto nel mondo cristiano

Per leggere il testo biblico e i relativi commenti basta cliccare sul link sottostante:

LIBRO DI RUT

Tahar Ben Jelloun

È uno degli scrittori più conosciuti e più letti del mondo maghrebino, anche se lui preferisce l’uso della lingua francese e come tale si colloca nel mondo occidentale, perché di fatto ne coltiva i valori, quelli che lui acquisisce nella Francia laica, uscita dalla Rivoluzione. Nel mondo occidentale tuttavia egli vuole far conoscere la realtà islamica, verso la quale prevalgono tanti pregiudizi da parte degli occidentali, pregiudizi che vanno fugati, anche se una certa immagine data dai conservatori del mondo musulmano può spiegare questo atteggiamento negativo

Per proseguire nella lettura cliccare qui sotto:

TAHAR BEN JELLOUN

Aelredo di Rievaulx.

L’amore divino, vissuto dall’uomo, porta all’amicizia, cioè a quella relazione profonda che Gesù stesso vive con noi, perché vuole i discepoli come suoi amici. Si potrebbe dire che proprio l’amicizia spirituale è la caratteristica di fondo della spiritualità di S. Aelredo e diventa di fatto il suo capolavoro.

Ho qui sopra riportato uno dei commenti di don Ivano alla figura del santo monaco ; per continuare la lettura fare un clic sul link qui sotto:

AELREDO DI RIEVAULX e testi

Natale 2016 : Madonna gestante, Madonna partoriente, Madonna adorante.

Premessa

In occasione di una nascita, tutta l’attenzione viene rivolta al bambino o alla bambina che si affaccia alla vita, non solo per ravvisarne la fisionomia, ma per contemplare, con occhi estasiati, qualcosa che è sempre affascinante, che è sempre bello ammirare. Le fattezze di un bambino, qualsiasi bambino, anche quello che compare nella povertà, avvolto da pochi e miseri stracci, sono tali da lasciare sempre a bocca aperta, perché in effetti lì c’è il prodigio di una natura, che sembra ripetersi ed invece offre ogni volta qualcosa di unico e di inedito.

Assiepati davanti al vetro che mostra i neonati nei reparti ospedalieri stanno i papà, stanno i nonni, stanno i parenti e gli amici, intenti a segnare a dito il piccolo, che, forse, dorme, che può avere i primi sussulti e i primi vagiti. Poi viene l’attenzione per colei che in realtà è la vera protagonista dell’evento, se non altro per le doglie del parto che richiedono sforzi e procurano dolori, presto dimenticati, quando il neonato, uscendo, dà i suoi vagiti.

Eppure è davvero lei che merita “un monumento”, un encomio solenne, il giusto riconoscimento di un travaglio che non è solo delle poche ore precedenti il parto e degli attimi che lo accompagnano.

 

Anche nel Natale di Gesù tutta l’attenzione si concentra sul bambino che è nato e sulla coreografia che anche il vangelo contribuisce a creare, parlando di cori d’angeli, di una stella prodigiosa, di pastori che accorrono e di Magi adoranti con i loro favolosi doni … Della protagonista, di Maria, si dice poco, si dice l’essenziale, si dice soltanto che finalmente è venuto il tempo in cui doveva partorire. Dall’annunciazione passano i tradizionali nove mesi della gestazione, di cui tre vissuti nella casa di Elisabetta, la quale era giunta al sesto mese di gravidanza, quando Maria si mette in viaggio per raggiungerla. Come sia avvenuto il parto non è dato sapere dai vangeli canonici, mentre quelli apocrifi tentano qualche dettaglio in più con l’intento di spiegare l’intatta verginità di questa donna che partorisce. Dei momenti successivi, quando attorno c’è un gran movimento di gente, tutti parlano del bambino, ma ben poco si dice di lei; solo Luca annota la sua disposizione adorante a rigirare dentro di sé parole e interventi che vedono al centro il suo bambino.

 

Proviamo a considerare in questo Natale la fisionomia di Maria nei singoli momenti della sua maternità.

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