Pasqua 2017

 Riflessione introduttiva.

Proviamo ad immaginare la Pasqua vista e vissuta dalle donne. Non le dobbiamo immaginare come le figure di primo piano nel racconto evangelico; e tuttavia esse occupano uno spazio rilevante, se non altro per l’assenza dei discepoli, che al momento dell’arresto del loro Maestro se ne sono andati, lasciandolo solo. Le donne, invece, compaiono, non solo perché la pietà popolare le immagina a partire dal vangelo di Luca, che piangono in occasione della salita al monte dove sarà giustiziato Gesù, ma perché poi, ben oltre questo gruppo, esse vengono segnalate dagli evangelisti come le sole che rimangono accanto al cadavere in croce, e più ancora piangenti mentre lo accompagnano alla sepoltura, in attesa di poter fare di meglio, passato il sabato solenne della Pasqua ebraica.

Dal loro sguardo, da ciò che esse dicono, senza dir parola, dalla posizione che assumono, noi possiamo riconoscere il mistero pasquale vissuto dal Maestro e comunicato alla loro sensibilità: esse vivono tutti quei sentimenti che il vangelo non fa trasparire e che invece noi vorremmo considerare come elementi non trascurabili del mistero stesso.

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Natale 2016 : Madonna gestante, Madonna partoriente, Madonna adorante.

Premessa

In occasione di una nascita, tutta l’attenzione viene rivolta al bambino o alla bambina che si affaccia alla vita, non solo per ravvisarne la fisionomia, ma per contemplare, con occhi estasiati, qualcosa che è sempre affascinante, che è sempre bello ammirare. Le fattezze di un bambino, qualsiasi bambino, anche quello che compare nella povertà, avvolto da pochi e miseri stracci, sono tali da lasciare sempre a bocca aperta, perché in effetti lì c’è il prodigio di una natura, che sembra ripetersi ed invece offre ogni volta qualcosa di unico e di inedito.

Assiepati davanti al vetro che mostra i neonati nei reparti ospedalieri stanno i papà, stanno i nonni, stanno i parenti e gli amici, intenti a segnare a dito il piccolo, che, forse, dorme, che può avere i primi sussulti e i primi vagiti. Poi viene l’attenzione per colei che in realtà è la vera protagonista dell’evento, se non altro per le doglie del parto che richiedono sforzi e procurano dolori, presto dimenticati, quando il neonato, uscendo, dà i suoi vagiti.

Eppure è davvero lei che merita “un monumento”, un encomio solenne, il giusto riconoscimento di un travaglio che non è solo delle poche ore precedenti il parto e degli attimi che lo accompagnano.

 

Anche nel Natale di Gesù tutta l’attenzione si concentra sul bambino che è nato e sulla coreografia che anche il vangelo contribuisce a creare, parlando di cori d’angeli, di una stella prodigiosa, di pastori che accorrono e di Magi adoranti con i loro favolosi doni … Della protagonista, di Maria, si dice poco, si dice l’essenziale, si dice soltanto che finalmente è venuto il tempo in cui doveva partorire. Dall’annunciazione passano i tradizionali nove mesi della gestazione, di cui tre vissuti nella casa di Elisabetta, la quale era giunta al sesto mese di gravidanza, quando Maria si mette in viaggio per raggiungerla. Come sia avvenuto il parto non è dato sapere dai vangeli canonici, mentre quelli apocrifi tentano qualche dettaglio in più con l’intento di spiegare l’intatta verginità di questa donna che partorisce. Dei momenti successivi, quando attorno c’è un gran movimento di gente, tutti parlano del bambino, ma ben poco si dice di lei; solo Luca annota la sua disposizione adorante a rigirare dentro di sé parole e interventi che vedono al centro il suo bambino.

 

Proviamo a considerare in questo Natale la fisionomia di Maria nei singoli momenti della sua maternità.

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